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NON SERVONO I PASSI INDIETRO, IL CUR CONTINUA AD ESSERE UNA FELICE INTUIZIONE

ROMA 23/02/2016 – Il deputato polesano, insegnante ed ex consigliere di amministrazione dell’università rodigina chiede un dibattito che approdi ad un solo obiettivo: il rilancio del polo accademico.
<Il dibattito che si è acceso intorno al futuro dell’Università a Rovigo è utile soltanto se serve a rilanciare la prospettiva del Cur>. Così il parlamentare del Partito Democratico Diego Crivellari, insegnante ed ex consigliere di amministrazione del Consorzio Universitario di Rovigo, dopo il cambio di presidenza e alla vigilia dell’open day del 2016 che farà conoscere l’offerta formativa a moltissimi studenti alle prese con le scelte post diploma.
<Il ragionevole punto di approdo del dibattito – ha continuato Crivellari – non può vedere passi indietro da parte di nessuno dei soci e dei soggetti attualmente coinvolti nella sua gestione. Occorre certamente partire dal riconoscimento di una felice intuizione, consolidata negli anni, e dalla valorizzazione di una presenza che non da oggi risulta strategica per il futuro del nostro territorio, avendo dato la possibilità di formare, nella nostra provincia, migliaia e migliaia di giovani, la futura classe dirigente. Serve dunque uno scatto d’orgoglio, serve la capacità del nostro territorio di operare per rafforzare e radicare la presenza dell’Università in Polesine, secondo una logica di dialogo che veda coinvolti da subito i principali attori economici, sociali e istituzionali della provincia di Rovigo. Se lodevole è la disponibilità di alcuni Comuni che hanno ugualmente risposto all’appello per una sorta di minima “autotassazione”, crediamo tuttavia che il futuro del Cur non possa passare attraverso una semplice “colletta” degli enti locali seppure su larga scala. Crediamo che il futuro del Cur debba guardare ad una apertura ponderata  e condivisa – ha concluso Crivellari – alla compartecipazione di presenze e di soggetti che possano da subito credibilmente operare per garantire all’Università non solo una sostenibilità economica, ma anche una progettualità espansiva rivolta alla definizione di una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa e a rapporti sempre più stretti con il territorio e con le sue vocazioni economiche>.