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Coronavirus, Gualtieri: “Indennizzi e finanziamenti, pronte misure straordinarie”

L’intervista al ministro dell’Economia di Andrea Bassi e Simone Canettieric – Il Messaggero

Ministro Roberto Gualtieri, quanto sarà rilevante l’impatto del Coronavirus sulla nostra economia?
«Il Coronavirus avrà un impatto negativo sulla crescita che tuttavia non si può ancora stimare e che dipenderà dallo sviluppo dell’epidemia, dall’efficacia delle misure di contenimento del virus e, naturalmente, dagli interventi che sapremo mettere in campo. Ho chiesto al G20 la predisposizione di un quadro comune di misure coordinate di sostegno all’economia».

Tuttavia il Coronavirus, si inserisce in uno quadro già complicato per la nostra economia: non c’è il pericolo che il virus spinga l’Italia in recessione? C’è chi stima un impatto pari a 1 punto di Pil.
«Nessuno oggi è in grado di dare una stima. Siamo consapevoli come governo di aver preso un Paese fermo nel 2019. Ma nell’ultima legge di Bilancio abbiamo introdotto misure significative per sostenere la crescita. Immaginate cosa sarebbe successo ora se non avessimo evitato l’aumento deriva. Abbiamo aumentato gli investimenti pubblici e privati, abbiamo ridotto le tasse a 16 milioni di italiani e aumentato le risorse per la sanità e le famiglie».

Questo è quello che avete fatto, certo, ma il Coronavirus cambia il quadro. Confindustria, le piccole imprese, le aziende turistiche. Tutti chiedono interventi urgenti.
«Ne siamo consapevoli. Stiamo predisponendo misure sia per sostenere i territori e i settori più colpiti, sia per dare una spinta all’economia».

Per ora avete congelato il versamento delle tasse nella zona rossa per un mese.
«È stato un primo intervento che potrà ulteriormente essere prorogato. Sono in preparazione due decreti legge con nuove misure che approveremo in pochi giorni. Il primo già questa settimana».

Con quali misure?
«Innanzitutto, verranno sospesi i contributi previdenziali, i versamenti per la rottamazione delle cartelle, ci sarà un rinvio degli adempimenti fiscali anche per i clienti dei professionisti che sono nella zona rossa. Un pacchetto di proroghe per dare un sollievo immediato».

E poi?
«Ci sarà un aiuto alla liquidità delle piccole e medie imprese italiane attraverso un potenziamento del fondo di garanzia».

Di quanto?
«Stanzieremo 50 milioni aggiuntivi per il fondo di garanzia, e ne amplieremo i criteri di utilizzo, e 350 milioni per il sostegno alle esportazioni e introdurremo misure significative di sostegno e ai territori, alle aziende e ai lavoratori coinvolti».

Farete come il Giappone che ha dato 1.300 euro a persona?
«Non voglio dare cifre, ancora. Né anticipare il misuro di questi decreti che sono in via di definizione. Daremo un aiuto ai settori direttamente toccati dalle misure restrittive nella zona rossa, ma anche a quelli che hanno subito un impatto particolarmente significativo, a partire dal turismo».

Anche fuori dalla zona rossa?
«Certo, per il turismo ci saranno misure di carattere generale come per altri settori. Inoltre ci sarà un’estensione e un finanziamento della Cassa integrazione molto significativo. Infine stiamo lavorando a strumenti più generali di rilancio dell’economia per accelerare gli investimenti delle imprese in infrastrutture».

Tutto questo come verrà finanziato? Vi appellerete alla clausola di flessibilità per gli eventi eccezionali?
«Voglio precisare una cosa»

Prego.
«La finanza pubblica italiana è in un buona salute, disponiamo di qualche margine di intervento»

Detto questo?
«Detto questo il patto di stabilità prevede l’adattamento al ciclo economico e la possibilità di far fronte a eventi eccezionali».

L’opposizione accusa il governo di aver sottovalutato il fenomeno e adesso di essere corso ai ripari creando allarmismo.
«Anche oggi l’Oms ha riconosciuto l’efficacia e la qualità dell’azione del governo che ha come priorità la tutela della salute dei cittadini ed è ispirata alla massima cautela. È importante allo stesso tempo graduare e modulare gli interventi nei vari territori sulla base di principi coerenti e univoci».

L’allarmismo è ingiustificato?
«Serve massimo rigore per il contenimento del virus. Allo stesso tempo bisogna trasmettere un messaggio di serenità e fiducia: l’Italia deve continuare a vivere anche perché la stragrande maggioranza dei contagi è concentrata nei due focolai che in realtà sono un unico cluster. E bisogna ricordare che il 95% delle persone guarisce senza bisogno di cure o con cure leggere».

Il suo stile di vita è cambiato?
«Continuo a condurre la stessa vita di prima, compreso il fatto di avere dei ritmi molto intesi di lavoro».

In queste ore c’è chi, come la Lega, propone un governo di emergenza nazionale: è d’accordo?
«Nei Paesi normali non si cambiano i governi quando ci sono le emergenze, ma maggioranza e opposizione collaborano per affrontarle. Non rispondo alla propaganda politica».

Questa emergenza le sta sottraendo tempo alla sfida di domenica, visto che corre alla Camera nel collegio di Roma1?
«Mi sto concentrando sull’attività di governo, fortunatamente c’è una forte spinta del forze di centrosinistra e del mondo civico che stanno facendo la campagna elettorale per me».

La preoccupa in questo caso più l’affluenza che l’influenza?
«È fisiologico che nelle elezioni suppletive il tasso sia più basso, ma auspico che i romani vadano a votare numeri: è un appuntamento importante».

La sua candidatura, visto che è ministro dell’Economia, potrebbe mettere finalmente al centro la “questione romana” da sempre tralasciata anche forse con delle resistenze culturali a sinistra?
«L’esigenza di rimettere Roma al centro dell’agenda politica e delle scelte di governo è una delle ragioni che ha spinto un vasto arco di forze a chiedermi di candidarmi. Il tema del ruolo della Capitale, delle sue risorse, della sua governance è stato espunto dalle scelte pubbliche per troppo tempo. Bisogna invertire la tendenza al declino: voglio contribuire a questo rilancio».

La sua agenda per Roma?
«Innanzitutto c’è un tema di risorse. Tra leggi e finanziamenti speciali la Capitale dispone di circa 530 milioni aggiuntivi. Inoltre sarà importante il progressivo passaggio dal criterio di finanziamento degli enti locali basato sula spesa storica a quello fondato sui fabbisogni standard. Da questo meccanismo Roma guadagnerà circa 20/30 milioni ogni anno. A regime saranno 200 milioni annui in più rispetto a oggi».

Basta questo?
«No, Roma è una delle vetrine internazionali del nostro Paese con milioni di turisti che la affollano, ha un patrimonio storico e culturale unico al mondo, ospita ambasciate e capi di Stato, è il terzo Polo delle Nazioni Unite dopo New York e Ginevra, è il cuore dell’attività politica e amministrativa del Paese. Sono stato per dieci anni parlamentare a Bruxelles e so bene quanto gli Paesi d’Europa investano sulle loro capitali: anche in Italia deve accadere lo stesso, Roma ha bisogno dei poteri, degli strumenti e delle risorse necessarie ad esercitare il suo ruolo E’ un tema antico ma è ancora irrisolto. Sotto la definizione di Roma Capitale non c’è ancora niente di concreto».

Possibile che nel progetto Boccia non ci sia, esattamente come non c’era nell’autonomia modello Lega, un rafforzamento del ruolo di Roma?
«Su questo piano il ministro Boccia sta procedendo in modo molto saggio. Se oggi ci limitassimo a dividere diversamente la torta, per fare avere un po’ di più a chi ha avuto la fetta più piccola, finiremmo con l’impoverire le realtà che hanno erogato maggiori prestazioni. Invece il nostro obiettivo è di fornire a tutte le realtà territoriali risorse adeguate. Il percorso giusto prevede quindi di definire prime i livelli essenziali delle prestazioni e poi il riconoscimento dell’autonomia. In questo modo garantiremo che ciascuno abbia le risorse per erogare le prestazioni».

Nel febbraio del ’74 si svolse il famoso convegno sui mali di Roma che avrebbe subito dopo avviato una svolta. Non bisognerebbe pensare in grande a una cosa del genere capace di attirare sulla questione romana l’attenzione nazionale e internazionale?
«Non c’è dubbio. Servono dei veri e propri Stati generali di Roma: la città dispone di risorse che devono essere messe insieme per la definizione di un progetto comune».

Come giudica l’attività amministrativa di Virginia Raggi?
«La mia posizione è nota, ma non voglio qui fare polemiche: intendo aiutare Roma dal governo e dal parlamento e contribuire ad aprire una nuova stagione».

Roma e la crisi di competitività della Capitale: dalle fughe delle aziende alla mancata candidatura all’agenzia del farmaco fino a quelli dei brevetti per la Ue: come invertire il declino?
«Roma deve tornare ad essere il centro di attrazione delle Agenzie internazionali».