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A nulla è valso l’appello alla fiducia e alla pace invocato ieri dal segretario provinciale

Rovigo 7 agosto 2015 – Ieri, 6 agosto, quello con cui il coordinamento comunale rodigino esternava il suo supporto al segretario Julik Zanellato. Il “volemose bene” con cui ieri quest’ultimo ha chiesto a tutto il partito di intraprendere la strada della riconciliazione viene rispedito al mittente da alcuni iscritti.

Gianfranco Munari, Raffaella Salmaso, Federico Saccardin, Vincenzo Malagugini, Erasmo Bordin e altri nove sono i firmatari di una lettera in cui si chiede la testa del segretario: “Invece di concentrarsi sulle divisioni interne, Zanellato dovrebbe interrogarsi e aprire un ragionamento serio e articolato sui dati delle elezioni, rimettendo il suo mandato e aprendo la fase per un congresso straordinario”.

Le motivazioni che i suddetti portano a sostegno di questa richiesta sono la sonora sconfitta elettorale e il modus operandi di Zanellato nel gestire il Pd: “Constatiamo che, dal giorno del ballottaggio ad oggi, i massimi organismi del Partito democratico polesano, sia a livello locale sia a livello provinciale, non solo non hanno avviato quella doverosa e approfondita analisi del voto, che da più parti si è auspicata (dentro e fuori il partito), volta ad individuare tutte le cause che hanno portato alla sconfitta ma hanno cercato, invece, di alimentare in maniera del tutto irresponsabile una contrapposizione interna tesa solamente al discredito e all’annientamento di qualsiasi opposizione e voce contraria. La concezione padronale del partito e dei suoi organi dirigenziali – continuano – unita alla mancanza totale di trasparenza e comunicazione interna da parte della segreteria vincitrice dell’ultimo congresso, non hanno accennato a rallentare, ma al contrario si sono rafforzate in un’ottica di completa autoreferenzialità, mascherata da una opportunistica disponibilità di apertura”. Parole chiare e nette dunque che vanno nella direzione opposta a quella auspicata ieri da Zanellato.

I quattordici firmatari, poi, difendono il consigliere regionale Graziano Azzalin, che però non figura come sottoscrittore del documento: “In questo clima intimidatorio è stato addirittura suggerito di non rinnovare la tessera Pd alla seconda carica istituzionale polesana, Graziano Azzalin, comprimendo irresponsabilmente i labili margini per un confronto politico costruttivo e proficuo, tutto questo senza averne titolo e motivo politico per farlo”. Sembra doveroso ricordare a chi legge che ieri Zanellato ha dato il proprio sostegno al consigliere regionale, sostenendo che è suo diritto quello di vedersi rinnovare la tessera.